Con "ruscelli di scale" e "piazze dal profilo avventuroso" che non stupisce facciano innamorare gli inglese: cosi la descrive il comisano Gesualdo Bufalino. Mentre secondo il solito Sciascia suo amico e coetaneo che a Ragusa trascorse alcuni anni del liceo, qui giunti si avverte l'impressione di una frontiera". Sensazioni che riemergono puntuali quando si raggiunge questo ennesimo gioiello barocco.
Dove una frontiera esiste davvero, quella tra le due anime della città. Ragusa Ibla, il nucleo antecedente al terremoto che, pur con le ricostruzioni che ne fanno fatto un emblema del barocco siciliano, ha mantenuto la classica disposizione a presepe dell'abitato, e Ragusa superiore, la nuova, nata dopo il fatidico terremoto 1693.
Riunite in un unoc comune solo 80 annifa, ma divise da una secolare rivalità che ha da sempre coinvolto persino i santi patroni. Quando all'epoca della ricostruzione, i nobili edificarono i loro palazzi attorno al Duomo di San Giorgio, eleggendolo patrono della città, la borghesia elesse invece San Giovanni come protettore dedicandogli l'imponente cattedrale che si trova a Ragusa superiore.
Per un primo scenografico colpo d'cchio sulla città ci si puà affacciare dalla terrazza antistante la Chiesa di Santa Maria delle Scale, punto d'unione tra le case di Ragusa e Ibla, che si snoda di fronte e si raggiunge scendendo lugno un ruscello di 242 scalini. Dai tetti emerge la cupola di Santa Maria dell'Idria con le colorate ceramiche di Caltagirone e sullo sfondo quella neoclassica di San Giorgio, dalla magnifica facciata barocca.